Modena -

Davide Fregni Didattica

La Didattica secondo me

Mi sembra ora presuntuoso battere il mio insignificante testo sopra cotanto background...(la sonata in Gm per Violino Solo di J.S.BACH!) (Non potevo metterci un motivetto grafico qualsiasi?) D'altr'onde questo pezzo, tra gli altri, e' stato effettivamente il background della mia allora nascente passione per Bach e per la polifonia ed e', ora, un piccolo saluto a quell'adolescente di allora che, lottando dentro e fuori di se', traeva forza e chiarezza da quella musica senza Tempo. Ma e' dell'insegnamento della musica che volevo parlare, e di come lo concepisco. Vorrei tediarvi con un mio scritto del '94 con il quale intendevo comunicare ai miei allievi e relative ed eventuali famiglie il mio legittimo intento di aumentare i prezzi delle lezioni presso la mia ridente scuoletta.....procedo: (siete ancora in tempo per uscire cliccando qui e....sfogliarvi cosi' le attualita' sportive)

"....Sono ormai passati 15 anni, o più, da quando tenevo le prime timide ma appassionate lezioni e da allora l' attività didattica e l' entusiasmo nell' espletarla, ha rappresentato una delle pochissime costanti nel quadro generale della mia vita. Quand' anche sentivo scemare le motivazioni o l' entusiasmo, nuove letture, nuovi ascolti e la ricerca di nuove metodologie e sperimentazioni didattiche, rinnovavano in me la voglia di cercare di essere d' aiuto e di guida a chi avesse voluto realizzare il proprio piccolo o grande sogno di potersi esprimere o comunicare attraverso il linguaggio dei suoni. Troppo vivo é il ricordo dello stupore e della gioia che mi sono venuti dalla musica fin da bambino per non sperare di poter cogliere o stimolare, anche solo per un attimo, le stesse emozioni e la stessa meraviglia negli occhi di un mio allievo grande o piccolo che sia. Ancora oggi ogni volta che posso intravedere un leggero luccichìo nello sguardo di chi si affaccia a nuove conoscenze o semplicemente si incanta nelle riflessioni o nell' ascolto, mi sento ampliamente ripagato per la disponibilità di tempo e di energie che ho profuso. Ho sempre sentito come una missione, oltre che un piacere, l' impegnarmi a cercare di insegnare a suonare, capire o ascoltare la musica sia che l' allievo l' avesse avvicinata per "cuccare" che per trovare Dio. Con tutto questo preambolo ho voluto esplicitare che la scelta di questo lavoro non mi é stata dettata ne' da ambizioni di gloria, ne' dal miraggio di facili e copiosi guadagni visto che per la prima la massima soddisfazione personale può essere l' aver preparato o aiutato a prepararsi musicalmente persone inseritesi poi professionalmente e con successo (guadagnando più di me) nei vari settori dell' ambiente musicale, e per quanto riguarda le speculazioni economiche avrei potuto salire su tanti treni, o non scenderne quando c' ero, se intendevo conquistare una maggiore sicurezza economica a scapito di una mia più completa realizzazzione spirituale. Il mio ideale é sempre stato quello di agire nella penombra del mio studio o della mia casa suonando, studiando, componendo e insegnando. Un po' come chi lavora dietro le quinte in teatro. Ho enormemente ammirato e stimato fin da bambino chi svolgeva il suo importantissimo compito artistico senza raccoglierne la gloria e i fasti della popolarità e del successo economico. Forse la tradizione famigliare e l' eredità culturale che ho alle spalle, l' esempio di operatività e di modestia che mio padre mi ha lasciato, il suo ottenere risultati così affascinanti ed efficaci nei suoi lavori di teatro con l' utilizzo di materiali poveri usati con grandissimo ingegno e poesia, il suo essere sempre stato al fianco degli operai e dei macchinisti con il martello in mano e i chiodi in bocca anche quando avrebbe potuto starsene in poltrona a dirigere i lavori come tanti suoi più pagati colleghi."..................................

Cosi' scrivevo nel '94. Volevo comunicare alcune tra quelle cose che piu' alimentano il motore del mio esistere. Oggi confermo e sottoscrivo. Il mio amore per la didattica e' principalmente dettato dall'intento di cercare di comprendere i fenomeni musicali e le medotodologie piu' efficaci per comunicare agli allievi quanto da me acquisito, e nel modo piu' personalizzato possibile. Senza avarizie, senza gelosie e spesso, probabilmente, anche gettando perline ai porcellini. Stimolare in modo piu' o meno subliminale la ricerca e la realizzazione personali dell'allievo per aiutarlo ad essere se stesso, in scioltezza e con Testa-Cuore-Corpo che ben comunicano e interagiscono gioiosamente. Aiutare chi si sente spontaneamente attratto dalla Musica, indipendentemente dall'eta' e dal ceto sociale a cui appartiene, a realizzare i propri sogni e i desideri. Ecco alcuni dei miei maestri che intendo hic et nunc ringraziare ovunque essi sieno: Teo Usuelli (il mio primo maestro di composizione, compositore di musiche da film & TV operativo soprattutto negli anni '60) Vincenzo Militello (mio maestro di lettura della partitura al quale devo l'apprendimento dei rudimenti di una tecnica pianistica della quale sempre piu'godo e sempre piu' per questo lo ringrazio e lo ricordo con grande affetto e stima) Paolo Marenzi (mio supremo maestro d'organo e di contrappunto nonche' jazzista e uomo di grandissime ed eclettiche conoscenze incantevolmente intercorrelate) Fabio Vacchi (sicuramente uno dei piu' importanti ed interessanti compositori contemporanei e come tale internaziolmente riconosciuto) Una grandissima parte degli spunti musicali e didattici ricevuti viene poi dalle letture e dagli ascolti, e tra questi, restando in topic di "maestri", voglio inanzitutto ricordare: Arnold Schoemberg (cliccando il nome potrete leggere la sublime prefazione al suo Trattato d'Armonia) che ha profuso nei suoi medoti e trattati intelligenza e sensibilita' grandissime , un faro per la mia modesta navigazione nell'insegnamento. Rileggendo le sue opere didattiche a distanza di tempo mi appare sempre piu'evidente l'influenza che esse hanno avuto sui miei tentativi di essere un buon maestro di Musica. Scendero' ora piu' nel dettaglio delle metodologie didattiche frutto dell'esperienza fin qui da me assimilata.

Testa-Cuore-Corpo

Da una locandina per comunicare l'apertura delle iscrizioni ai miei seminari di Jazz nel '96:

..........."L' esperienza da me fin qui assimilata, sia personalmente, sia attraverso l' osservazione delle difficoltà e dei dubbi dei miei allievi e l' impegno per risolverli mi insegna che ciò che principalmente permette di ottenere buoni risultati musicali (e non solo) é un armonico ed equilibrato sviluppo interattivo di testa, cuore e corpo intesi rispettivamente come: razionalità, sentimento, coordinazione fisica. Nella capacità di sviluppare armonicamente gli elementi di questa triade sta la forza che permette di poter ambire alle proprie più intime aspirazioni musicali. La testa per capire e fissare i modelli e per poterli riutilizzare o variare. Per poter godere degli incantevoli artifici musicali fatti anche di numeri e di divini equilibri matematici che li ordinano. Il cuore per poter "sentire" e trasmettere quindi quello che si sente a chi ascolta. Per poter "parlare" con la musica facendone un magico strumento comunicativo, espressione profonda del nostro essere e di quello che ci rode o che ci esalta dentro . La coordinazione fisica e l' agilità che permettono di poter far fluire il più possibile senza ostacoli attraverso il corpo quello che la mente ha concepito e il cuore ha reso ancora più vivo col suo pulsare. ................" Davide Fregni

Naturalmente non si iscrisse nessuno....8-))

La suddetta considerazione mi e' stata suggerita da alcune letture svolte dello psicoterapeuta A.Lowen. Da li' a prendere consapevolezza che le stesse interazioni che tra questi tre centri possono armonizzare la struttura psicologica, il carattere di un inviduo, possano essere anche alla base di un corretto ed efficace sviluppo musicale, il passo e' sia ovvio che breve. Per chiarire ulteriormente il concetto faccio adesso qualche esempio del risultato di uno squilibrio tra le tre componenti: Alcuni, i cerebrali, si perdono nell'elecubrazione e nella teorizzazione estreme allontanandosi cosi' dalla sana pratica artigianale e dalla tribale e giocosa magia comunicativa, linfa vitale per animare creature di suoni. Pile di fogli, libri, appunti, schemi, materiale didattico vario ma poche esperienze fisiche o emotive dirette che potrebbero concretizzare quelle architetture mentali. Altri dotati di una sensibilita' straordinaria e della capacita' di comunicare anche in ristrettezza di mezzi tecnici e razionali. Istintivi insomma, limitati pero' nelle possibilita' evolutive dalla debole coscienza di cio' che fanno, dalle difficolta' nell'applicarsi a capire razionalmente impadronendosi cosi'delle grammatiche relative che gli consentirebbero di alimentare l'istinto di nuove possibilita', il proprio vocabolario di nuovi vocaboli. Spesso troppo dipendenti dal proprio istinto, destriero indomito che li porta dove vuole o che si rifiuta talvolta di muovere anche un solo passo. Altri ancora rapiti dal demone del tecnicismo, ossessionati maniacalmente da velocita' e virtuosismo, come se queste potessero rapresentare la massima e principale realizzazione di un musicista strumentista. Inebriati spesso da una narcisistica contemplazione della propria abilita' e coordinazione fisiche. Questo squilibrio li rendi incapaci spesso di godere dell'espressione di una lunga nota tenuta di un adagio o di una jazz ballad percependo come noioso tutto quello che non si svolga entro una divisione ritmica serratissima e acrobatica. Essere veloci=essere musicisti molto fichi.... Il paesaggio della musica visto dal finestrino di un treno che va a 300 km all'ora. Bella la velocita', .....e gli alberi?

Tavola sinottica

(portando all'eccesso, per chiarezza, ogni singola tipologia)

Tipologia

Pregi

Limiti

Cerebrali (Testa)

Coscienza delle grammatiche alla base dei linguaggi musicali. Capacita' di pensare ed elaborare musica senza il vincolo della sua diretta realizzabilita' strumentale. Ottima ricezione e comprensione di cio' che si sta ascoltando e capacita' quindi di estrapolarne schemi e strutture e spiegarsene, o spiegarne, i meccanismi costruttivi.

Il meno limitante, forse, degli eccessi dal momento che, di solito, e' cosa buona e giusta che sia la testa a governare il resto. Resta comunque parziale la preparazione musicale per chi non riesce anche ad abbandonare il filtro della razionalita' ed emozionarsi negli ascolti o nell'esecuzione. La comunicazione delle emozioni attraverso la musica presuppone che il musicista le senta profondamente anche dentro di se' e sia in grado di esprimerle grazie alla coordinazione fisica sullo strumento, o della voce.

Istintivi (Cuore)

Grande comunicativa ed espressivita'. Capacita' di emozionare e catturare l'attenzone di chi ascolta pur utilizzando un vocabolario ridotto. Capacita' di lasciarsi andare senza troppe mediazioni al sentimento e all'espressione di quello che rode o esalta dentro.

Essere dominati in modo eccessivo dall'istinto porta ad espandere con difficolta' le proprie conoscenze e possibilita', a mal sopportare di dover ragionare per capire qualcosa o apprendere le norme piu' corrette di impostazione sullo strumento. Il godere sufficientemente della musica senza troppe fatiche puo' portare a punti di stallo e disaffezione per la musica stessa e per lo strumento prescelto. Da adolescenti si e' molto istintivi e ispirazioni incredibili portano a fare cose pazzesche che si capiranno solo anni dopo, ma senza la possibilita' di controllarle. Cioe' vengono quando vengono, e da esse, in tal caso, rischiamo di dipendere. Prima o poi si finirebbe per entrare in un loop fatto delle cose che si sanno fare che finirebbero per non darci piu' il piacere di un tempo ma semplici riflessi condizionati che ci vengono sullo strumento mentre con la testa siamo ormai altrove. E non proviamo piu' il piacere di farle.

Acrobati (Corpo)

Agilita', spettacolarita' delle esecuzioni, virtuosismo, brillantezza, coordinazione fisica e indipendenza degli arti e delle dita.

Uno degli eccessi che trovo piu' fastidioso. E' un po' degli insicuri o degli sbruffoni. La musica ridotta ad esibizione ginnica e' uno degli spettacoli piu' deprimenti ai quali si puo' assistere in certi ambiti. Vuoto sfoggio di abilita' senza emozioni, senza comunicazione. La macchina che sostituisce l'uomo vivo. Esibizionismo e narcisistico autocompiacimento. Prima o poi l'inseguimento delle velocita' piu' vertiginose porterebbe alla noia o alla frustrazione.

Altre considerazioni

Niente vieta comunque a nessuno di continuare a sviluppare il lato di se' che piu' percepisce congeniale; il problema si presenta solo se uno non e' piu' soddisfatto di se stesso o versa in situazione di stallo per mancanza di nuovi stimoli. E' a quel punto che i tre centri possono alimentarsi a vicenda riaccendendo un fuoco che rischiava forse di spegnersi. Penso che il motore principale per andare avanti siano la passione, il desiderio verso la musica, verso lo strumento che si vuole suonare. Piu' importante ancora, secondo me, del talento naturale. Si ha molto facilmente infatti che un allievo dotatissimo cada nella demotivazione alle prime consistenti difficolta' che incontra, mentre un altro, stonato, squadrato o scoordinato fisicamente, giunga a risultati inizialmente impensabili animato dal fortissimo desiderio e dalla perseveranza che questo adduce. Digitalizzando ora il testo delle "Regole di Vita Musicale" di R.Schumann mi accorgo, e per questo ringrazio anche i mie maestri, di come sono stato fortunato fin qui con la Musica! Una siffatta fortuna e' piu' che sufficiente in una piccola Vita. Esse comprendono la summa dei buoni consigli di cui uno studente (e lo si deve essere sempre) dovrebbe fare tesoro per un gioioso percorso lungo i sentieri della Musica.

Alla prossima